VENERDI' SANTO - Processione dell' Addolorata e del Cristo Morto

L’ origine della processione del Venerdì Santo a Campobasso risale con molta probabilità alle sacre rappresentazioni del XIII secolo.
La notizia storica più sicura risale al 1626 si ritrova in un "istrumento di concordia tra i Crociati e i Trinitari". Il documento accenna al Venerdì Santo.
Nella chiesa di S. Maria della Croce, che anticamente era sede della Confraternita dei Crociati ed è oggi Rettoria, viene custodita la tradizione campobassana dell’ Addolorata e del Cristo Morto. Tutta la cittadinanza si ritrova in S. Maria della Croce nelle sere del settenario, raccolta in devoto silenzio mentre le dolci note del Maestro De Nigris riempiono le volte del tempio.
L’ inno che viene cantato viene chiamato dai campobassani "lo zuchetezù", una specie di "botta e risposta", che il suo compositore chiamò: "Oh di Gerico beata".
La processione del Venerdì Santo, globalmente, non conserva elementi rituali particolari, ma si colloca all’ interno delle manifestazioni processionali legate alla Passione di Cristo.
Il corteo ha inizio alle ore 17.00 del Venerdì Santo da Santa Maria della Croce e vede la partecipazione della quasi totalità della città: sacerdoti, religiosi e religiose, politici, popolo e l’ Arcivescovo, seguono mestamente il Cristo Morto.
Nella disposizione, la statua della Addolorata posta tradizionalmente dietro il Cristo, viene accompagnata da donne vestite di nero che reggono nastri che partono dalla statua.
Il cordoglio espresso dalla processione la rende, come in molte zone d’ Italia, un vero "mortorio" (nome tradizionale attribuito a questo momento processionale) che, mediante un lento e delicato lavoro di catechesi, si è trasformato in un triste ripercorrere la Via Crucis, in attesa della risurrezione.

In questo modo la Chiesa ufficiale ha affermato il senso drammatico ed espiatorio della processione, spostandone il baricentro verso l’annuncio della gioia pasquale, vero fulcro del triduo pasquale.
La musica del "Coro" che accompagna la processione del Venerdì Santo è del maestro Michele De Nigris. La composizione dell’ inno risale alla fine dell’ottocento ed ha musicalità che, nel contesto della processione, riesce ad elettrizzare e paralizzare tutta la città, elevando e scuotendo gli animi di tutti a sentimenti più nobili e più sublimi.
Il coro inizialmente era formato da un centinaio di cantori e dalla banda musicale, oggi sono oltre settecento persone quelle che vi partecipano.
L’ inno: "Teco vorrei, o Signore, oggi portar la croce" inizia con due battute forti e solenni, come annuncio del grande evento: "Il trionfo di Cristo attraverso il mistero della croce". Dopo l’annuncio la melodia si placa e si allarga man mano, in una forma così stridente, da indurre chi ascolta in una profonda meditazione sul dolore.
Alla metà dell’ inno, alle parole: "Non m’abbia da smarrire", la musica riprende toni forti, quale accorato appello che riapre il cuore alla speranza: "La morte di Gesù è vita per ciascuno di noi".
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INNO ALL’ ADDOLORATA
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Coro processionale del Venerdì Santo
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Teco vorrei o Signore
oggi portar la croce
nella tua doglia atroce
io ti vorrei seguire
ma sono infermo e lasso
donami tu coraggio
acciò nel mesto viaggio
non m’abbia da smarrire,
acciò nel mesto viaggio
non m’abbia da smarrire.
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Tale espressione musicale vuol essere, in un certo qual modo, il prosieguo di quella tradizione presente tra i congregati Crociati e Trinitari del Cinquecento i quali cantavano, a seguito della malinconica teoria mattutina, il "Lamento della Madonna Santissima".
La processione all’epoca era denominata Il Mortorio; fu istituita nel 1626 nel patto di concordia tra crociati e trinitari e si snodava, partendo all’alba dalla chiesa di S. Maria della Croce per le stradine a scala della città vecchia.
.La processione si snoda per il borgo antico e per le vie della città con la recita del rosario, con le persone avvolte nel silenzio e nella meditazione, con tanti che dalle finestre e dai balconi, attenti spettatori, seguono con lo sguardo la processione, mentre il coro canta e la banda musicale accompagna con un vivo desiderio di voler migliorare la propria condotta di vita.
Con Cristo il popolo soffre nella speranza della resurrezione.

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- Testo a cura del dott. Francesco Stanzione, tratto dal Web e dal sito della Associazione Centro Storico o.n.l.u.s. di Campobasso.
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** Esprimo la mia riconoscenza alla Associazione Centro Storico o.n.l.u.s. di Campobasso dal cui sito internet ho attinto gran parte del materiale documentario sulla Settimana Santa di Campobasso.